Era da tempo che desideravo fermarmi lungo il percorso che mi porta a Roma, per ritrarre un poderetto solo e affascinante nella vecchia campagna al confine sud della Toscana. Una modesta abitazione rurale con degli archi a sesto acuto degni di una grande fortezza senese. Mi sono fermato per scattare un ritratto ad uno degli avamposti della vecchia Aurelia che non esiste più.Sono tre antichi piccoli borghi divisi dalla velocità  dell’asfalto, feriti dalle frenate dei pneumatici dei tir e dimenticati dai viaggiatori che da Roma vanno a Capalbio o più su verso Grosseto. Abitazioni, chiese e poderi che una volta vedevano i calessi fermarsi alle taverne, per abbeverare i cavalli o caricare i prodotti del posto. Quasi dei villaggi, non avrebbero mai immaginato che quel percorso sterrato della antica via Aurelia li avrebbe un giorno inghiottiti.  I portoni occlusi dalle lamiere del guard rail, le strisce continue della segnaletica orizzontale sfiorano le soglie delle vecchie taverne e dei depositi.

La dogana o “palazzo del chiarone” è addirittura di epoca cinquecentesca; grande come una fortezza, con un imponente portico, divenne dogana pontificia, vi si controllavano l’entrata e l’uscita delle merci nello Stato della Chiesa.

Le vibrazioni del continuo passaggio dei veicoli pesanti frantumano la calce e incrinano i muri. Se qui si farà  la tanto criticata autostrada del mare, si capisce quanto il tracciato della nuova via decreterà  la fine definitiva o la rinascita di queste antiche tappe.

Se si imboccano le traverse dell’Aurelia soprattuto in questa zona, bastano pochi metri per scoprire luoghi antichi e affascinanti. Come l’area naturalistica del lago di Burano. E poco lontano da qui c’è un borgo ancora più antico che ebbe medesimo destino: la villa romana delle 7 finestre.

Scatto pubblicato nella galleria dedicata ai poderi Toscani.

Due articoli che raccontano un poco questo luogo, tra rimpianto e turismo.

Il tirrenoArchivio del Corriere