melagrana

Prima che scappo ancora, il post di Valentina mi ha ricordato di questa foto che ho scattato circa una settimana fa, ed ecco che in coda aggiungo alle sue, un’altra. Perdonate la mia assenza durante questi giorni, è davvero un periodo pieno di impegni, tra lavoro e studio.
Non che voglia spiegare l’assenza con la mancanza di tempo. Il tempo per scrivere due righe si trova sempre. E quindi è più una questione di pigrizia o di attenzione. Le giornate piene di impegni distolgono più che altro l’attenzione, più del tempo concreto per dedicare un breve riflesso in parole. Che volendo, si trova sempre.

La melagrana, il mio frutto preferito: in questi giorni se ne trovano in abbondanza e non è raro scavalcare i giardini per andarle a rubare. Quasi sempre inutilmente, dato che la maggior parte delle volte restano sugli alberi fino alla fine della stagione. Troppo aspre e troppo difficili da “sgranare” per la maggior parte delle persone. Un frutto che richiede tempo.

Buffo che che si diffondano anche da noi termini anglosassoni come “slow food”. Che definisce un modo di mangiare che ci è sempre appartenuto. Slow food ? Macchè. Lo slow food da noi deve continuare a chiamarsi “pasto con piatto di porcellana su tovaglia a quadri con vino e salsiccie”! Mandate al diavolo i giornalisti culinari della domenica.

Questo weekend forse vado alla Biennale di Venezia.