Proprio nel momento in cui con il digitale la fotografia diventa per tutti e scoppia il boom sia delle compatte che delle nuove reflex mi chiedo quanto vivrà  ancora la fotografia. Intesa nel senso tradizionale di interpretazione e punto di vista del fotografo. La fotografia nel significato di intuizione, percezione del momento e scatto. Quella sensibilità  e quella capacità  di cogliere l’attimo che realizza uno scatto unico.

Dai 12 frame ai 12 giga, il digitale ci ha insegnato ad abbandonare i rullini che promettevano 12, 24, 36 chances in ogni pellicola e ci siamo liberati degli alti costi e del tempo di sviluppo chimico. Mai come adesso possiamo usare la camera come una mitragliatrice sia che ci si trovi sdraiati su un campo di atletica sia di fronte ad un panorama di colline, con la totale libertà  di cercare il momento creativo senza preoccuparsi dei costi fissi.

Molto più lavoro è adesso sul processo di selezione e postlavorazione. Le risoluzioni dei sensori, liberati sal supporto del 35mm di pellicola sono sempre più sensibili alle gamme di luce e sempre più capaci di acquisire scansioni della realtà  in milioni di pixel. Esposizioni multiple, montaggi, hdr, 3d, collage dinamici, le tecniche per sovrapporre diversi livelli di acquisizione non si contano.  E’ notizia di questi giorni che la fujitzu sta sperimentando fotografie sui campi delle olimpiadi a 20 Gigapixel e in ripresa continua durante tutta la durata dell’evento. Tecnologie che nel giro di un anno o due staranno negli stessi corpi macchina che abbiamo adesso che di simile al passato hanno ormai solo la forma dell’impugnatura.

Le macchine fotografiche si stanno mangiando le telecamere, parola che sta già  perdendo di significato una volta che fotografia e video si fondono in un corpo macchina in grado di fare entrambe le cose. 60 fotogrammi al secondo a risoluzioni paragonabili alla pellicole di 15 anni fa sono già  nelle nostre macchinette. La diffusione delle piccolissime ed economiche camere Gopro che girano in hd e possono essere montate su qualsiasi mezzo o in qualsiasi ambiente, anche in 3d e in ripresa multipla sincronizzata sono in grado di registrare gli eventi da qualsiasi angolo e in tutte le situazioni senza ormai limiti di storage e a prezzi trascurabili.

Le acquisizioni a risoluzioni senza limiti le abbiamo viste e le vedremo sempre più sui datacenter come quelli di google streetview o google earth. In questo caso le scansioni fotografiche reali e i dati  radar tridimensionali vengono già  utilizzati per riprodurre gli ambienti cittadini quasi come se fosse la realtà . Manca poco alla riproduzione di una realtà  in tempo reale con una definizione sufficiente da poter ritagliare gli scatti da una acquisizione madre. Non vi è mai capitato di andare a recuperare un falso scatto di una strada da Street View ? A me si e ho avuto anche l’illusione di scegliere il punto di vista. Virtualmente è stato così.

Dopo la pellicola, ha i giorni contati anche la tendina dell’otturatore e forse anche il fotografo.

Cosa significa tutto questo ? Significa che ad un matrimonio la prospettiva del fotografo e la sua sensibilità  rischiano di non servire più. Un matrimonio, una celebrazione, una guerra, una manifestazione saranno “registrati” da camere in altissima definizione in grado non di scattare l’evento ma più semplicemente di riprodurlo nella sua quasi interezza dalle più molteplici angolazioni per poi averlo disponibile negli storage. Il tempo che la tendina dell’otturatore resterà  chiuso si accorcerà  sempre più fino a sparire. In quel momento non sarà  più fotografia, sarà  una scansione.

Il fotografo come lo conosciamo oggi sparirà : diverrà  una sorta di editor che andrà  a tagliare “le scene buone” dall’ harddisk del girato, uno scatto realizzato dopo il verificarsi degli eventi con la garanzia di non “bucare” il momento. Un post-fotografo che può anche non essere presente sul luogo dell’evento. Gli occhi chiusi dell’invitato nel gruppo della foto del matrimonio saranno un ricordo come il fotografo sotto la tenda che invitava a rimanere immobili per dei minuti davanti alla lastra.

Ecco perché la fotografia come arte deve continuare ad essere considerata come un personale intimo ed unico punto di vista, senza essere confuso con la quantità  in “giga e tera” che i mezzi digitali metteranno sempre di più a disposizione nel riprodurre la realtà . La sensibilità  del fotografo sull’attimo dello scatto troverà  una enorme concorrenza con i mezzi di riproduzione digitale. Ma è proprio questo che farà Â  la differenza tra un post-fotografo ed un fotografo, da una scansione ad una fotografia.

Ricordiamocelo quando compriamo la memory card da 12 Gigabyte e la infiliamo nel corpo macchina. Ricordiamoci che 10 anni fa compravamo la pellicola da 12 frame e che tra uno scatto e l’altro dovevamo avvolgere. E che per fare una esposizione multipla si riavvolgeva la pellicola all’indietro, avendo il tempo di pianificare una inquadratura che costava soldi e ore. Io credo ancora che contare gli scatti sia ancora un modo per concentrarsi alla ricerca dell’attimo ideale. Quello che ci regala uno scatto unico.