La spiaggia non è mai così bella come nelle belle giornate fuori stagione di un inverno caldo. Con la battigia lunga non filtrata dai trattori, piena di legni lucidi e conchiglie, suona con le onde. I grossi legni che arrivano dal mare si incastrano in capanne, tante, tutte diverse sempre più fitte sono le cabine e i rifugi d’inverno, con i teli appesi, gli zaini e le borracce. Vicino alle dune è pieno dei resti dei focolai delle ultime notti tiepide e si può fare tutto, perché la spiaggia è libera tutta, dalle rocchette fino alla foce. I parcheggi sono vuoti e non ci sono reti nè recinsioni. I divieti sui cartelli sono sdraiati dalle mareggiate e gli ombrelloni sono sparsi, colorati, tutti diversi, senza file e senza sdraie. C’è tanta gente, diversa e interessante, in costume o col maglione, e sono olandesi, romani, scansanesi, musulmani. Al bar si mangia il gelato o le lasagne, pure la bruschetta. E si gioca a tutto, anche coi cani, si può pescare dalla riva e fare i tuffi, fare vela, senza funi, boe e bagnini e col mare mosso. Sulle mattonelle sparse dei vialetti sono sdraiate le biciciclette e passano deltaplani, aerei e aquiloni.
Nella foto, tre domeniche scorse a principina, un bambino con l’acquilone davanti alle capanne verso la foce dell’ombrone.