
Grazie all’amicizia con un buttero veterano, Vincenzo Andante, ho avuto l’onore di fotografare veramente da vicino il gruppo di mandriani alla Corte degli Ulivi, qui in Maremma, e alcune delle loro uscite al governo del bestiame brado.
Deve essere vero che la vita all’aria aperta fa bene, perché ho riconosciuto anche un altro profilo familiare, un buttero che avevo avuto modo di conoscere almeno 15 anni fa nella radura di uno spettacolo sotto Castiglione della Pescaia. E non è cambiato di una virgola.
A meno che non fosse per qualche ritratto, sentivo che più stavo vicino al suolo con l’obiettivo e meglio era. E in questo caso, visto che si rievoca tradizioni antiche, vita rurale e valori strettamente legati alla terra, la cosa è davvero appropriata. Ho volutamente evitato gli spalti di legno attorno al recinto e anche il palchetto sopraelevato della vedetta che in teoria sonoposizioni privilegiate.
Invece, sentivo che gli scatti più belli sarebbero stati quelli proprio all’altezza degli zoccoli del vitello, nel tondino, quando dopo la sbrancamento il buttero cerca di prendere l’animale con la “lacciaia”. Pochi centimetri tra la mia testa e le irrequiete fughe in tondo dell’animale, solo le palizzate a darmi la sicurezza; pochi i giri, prima che i butteri – sempre lanciando a rotazione in competizione tra loro – riuscivano a centrare le corna dell’animale. Dalla mia prospettiva stavano le zolle, le funi, i bastoni di corniolo, le mele morsicate, le tavole schizzate di fango, il fontanile.
Negli scatti bisogna sentire percepire le zolle, l’odore degli animali, i graffi delle schegge sulle palizzate.