Di recente ritorno da un breve soggiorno a Istanbul. Una città  dall’incredibile fervore commerciale e produttivo che ricorda ancora quello globalizzato di Roma antica; nei suoi mercati pieni di merci in continuo movimento e contrattazione.

Pubblico gli scatti migliori evitando quelli scontati dei posti più battuti; quelli usuali, quelli belli ma tutti uguali sulle code dei turisti a Topkapi e Hagia Sofia.

Il mio scatto preferito è un autoritratto quasi involontario sulla specchiera di un locale a Istiklal Caddesi, poco lontano dalla nota piazza Taksim: un deposito dei tram, un muro con recinsione intorno ad una caserma, una piccola moschea, un balcone con insegna a led occupato da un grasso tatuatore in pausa.
Alle 13 in pochi minuti la via si è coperta di tappeti e altrettanti uomini in preghiera; l’unico modo per rispettare la loro spirituale intimità  è stato quello di ritrarli nel riflesso del bar svuotato al richiamo del Muezzin.