podere santa olga sulla strada della trappolapodere santa olga sulla strada della trappolaTra l’Adige ed oltre il po’ nel mio tragitto di un recente viaggio ho rivisto i numerosi nuclei agricoli abbandonati sulla pianura padana. Alcuni davvero sorprendenti per architetture e dimensioni. Nel passato rappresentavano la vita contadina per un numero molto più elevato di popolazione, impegnata al lavoro nei campi. Dei veri e propri condomini agricoli, talvolta dipinti di rosso, su più piani, con enormi granai appoggiati su un lato e forati da pareti di mattoni impilati ad alternanza. Le campagne si sono poi disabitate per la meccanizzazione del lavoro agricolo, fondendo le proprietà  e lasciando desolate queste antiche aie, nuclei di vita rurale.

Cosa analoga è accaduta in Maremma, più o meno negli stessi anni. I tanti poderi dell’Ente Maremma, costruiti all’inizio degli anni ’50 e affidati a famiglie in grado di coltivare all’epoca lotti da 10 ettari ciascuna sono sparsi su tutta la nostra pianura, simbolo della bonifica e della rinascita della Maremma. Identica struttura per tutti, hanno un corpo centrale per l’abitazione su due piani, e prolungamenti simmetrici alle estremità  per i capanni e i rimessaggi dei mezzi, di fronte c’è un pozzo con tettoia e piccoli lavatoi con i canaletti per abbeverare le bestie.

Uno di questi, uno fra tanti tutti uguali disposti a scacchiera tra Grosseto e il fiume Omrbone è sulla strada della Trappola nei pressi di Principina.

Dentro queste strutture mezze diroccate, con i vetri rotti e i tetti pericolanti, ma con ancora i fili dei panni tesi ad arco con un asticella sotto alla cornice della finestra, a volte si incontrano delle sorprese. I carri nella fotografia, caricano ancora gli erpici a denti di ferro che venivano trainati dagli animali per frammentare le dure zolle di terra intorno alle anse dell’ombrone. Antichi attrezzi che sembrano riposti qui solo da ieri, dopo l’ultima giornata di lavoro nei campi. A giudicare dagli assi dei carri completamente in legno, aspettano qui dentro da un bel po’.