Inizialmente il danno non sembrava così grosso. Nei giorni seguenti all’incendio del 18 Agosto 2012, gli sbuffi di fumo provenivano dal buio fitto della pineta, al di là   della strada in un punto imprecisato al centro del bosco che precede Marina di Grosseto. E’ oggi, dopo il disboscamento del cantiere forestale che si scopre davvero quanto il fuoco ha divorato la nostra pineta.

I fusti morti degli alberi abbattuti sono accatastati. Ho contato gli anelli sulla fetta più grande che ho trovato, quasi 1 metro di diametro: 133 anni.  I tronchi vengono ridotti in trucioli dalle fauci di una gigantesca trituratrice in grado di inghiottire l’intero fusto in pochi secondi. Quel che resta è una montagna di segatura nel mezzo di una enorme spianata di fango.

Le querce sembrano le uniche sopravvissute, una di loro sembra ancora spazzata dal vento rovente dell’incendio.  Lo spesso strato di sughero nero si sbriciola tra le dita ma sulla sommità   dei rami esplodono le nuove gemme; è una primavera anticipata che serve all’albero per riattivare il suo ciclo di fotosintesi.