Sul Corriere della Sera scrivono di Amorgòs (link), ultima isola delle Cicladi. Anzi, geograficamente è fuori dall’arcipelago, proiettata più verso la Turchia che verso la Grecia del Peloponneso. 12 ore di traghetto dal Pireo di Atene. Nel momento in cui si parla di un paradiso lontano dalle rotte turistiche come questo, mi sembra quasi che il suo valore di luogo incontaminato venga in quel momento messo a repentaglio. E forse è vero.
Jorgo, che ha ospitato me e Sergio per quindici giorni sull’isola, a volte ci diceva di non parlare troppo di quanto fosse bello questo luogo. Lui che dagli anni ’70 viveva già  sull’isola, migrato da Atene, già  aveva assistito all’inizio del cambiamento: gli isolani da allevatori di capre e asini cominciavano a dedicarsi ad un primo flusso di turismo, concentrato per lo più d’estate.

Amorgòs è ancora lontana dal turismo di massa. Le strade sono ancora lastricate di pietre e si beve l’acqua dolcissima dei pozzi. Le abitazioni hanno dimensioni umane ed ecologicamente sostenibili. Alimentate dall’acqua piovana e collegate da viottoli percorsi dagli asini. I mulini a vento disseminati per tutta l’isola erano la tecnologia più all’avanguardia, in un luogo dove il vento è sempre molto teso. Adesso sui tetti piatti degli edifici si vedono pannelli fotovoltaici e vasi. Le case sono abbracciate alle rocce e hanno i comignoli costruiti con grosse otri rovesciate e dipinte. I muri dei locali interni hanno gli spigoli tondi.

Ecco che ripubblico sul blog la mia galleria dedicata a questo luogo stupendo. Troverete le foto vecchie più qualcuna inedita.